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Abbiamo inoltrato la nostra “Lettera aperta ai Consiglieri regionali toscani” del 14 maggio scorso ai due Consiglieri eletti nelle liste del Partito Democratico nella provincia di Siena Simone Bezzini e Stefano Scaramelli. In data 31 maggio 2016 abbiamo ricevuto la loro risposta che pubblichiamo di seguito:

“Firenze, lì 31 maggio 2016

 All’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Sezione di Colle di Val d’Elsa (SI)

Abbiamo letto con molta attenzione la lettera che ci avete inviato e riteniamo opportuno, anche per la considerazione dei valori che ispirano l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, rispondere e chiarire quanto da voi sollevato al fine di rassicurarvi circa il nostro agire.

Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n.221 “In merito alle iniziative della Regione per il “Giorno del Ricordo” nella seduta del 20 aprile ultimo scorso, dopo un lavoro di revisione sostanziale del testo originario presentato da colleghi di altri gruppi consiliari.

Ci teniamo subito a chiarire che con l’atto approvato, al termine di una approfondita concertazione con altre forze politiche, si è proprio lavorato al fine di evitare il rischio di poter omologare in modo improprio la Shoah con altri eventi, seppur drammatici di quegli anni, tantomeno si prevede nel testo della mozione l’istituzione di un treno del ricordo.

Andiamo con ordine. Alla presentazione dell’atto nella versione originale, avvenuta nella seduta del 6 aprile da parte di Fratelli d’Italia, il gruppo del Partito Democratico si era espresso per il voto contrario, proprio con la motivazione che, per come era formulato il testo, si rischiava di creare un’omologazione non condivisibile tra la Giornata della Memoria ed il Giorno del Ricordo, da considerarsi inaccettabile per le motivazioni da voi espresse nella lettera.

Come noto il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. L’Italia ha formalmente istituito tale giornata, nel 2000 con legge 20 luglio 2000, n. 211 – “Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Pochi anni dopo è stata l’ONU a designare tale giornata con risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1o novembre 2005.

La Regione Toscana si è collocata da tempo su un terreno d’avanguardia nelle politiche della memoria, con l’obiettivo di diffondere ed amplificare il più possibile nella società toscana il messaggio e la conoscenza dell’esperienza vissuta. Sin dal 2002 la Regione ha promosso iniziative tese a promuovere la memoria dello Sterminio che si sono sviluppate su molteplici versanti (educativo, formativo e culturale in genere) coinvolgendo soggetti diversi (insegnanti studenti e cittadini) dando luogo ad un’esperienza di avanguardia riconosciuta come tale, a livello nazionale, ovvero il treno della memoria. A cadenza annuale, e poi ogni due anni (ultimo viaggio nel 2015), il treno della memoria ha portato centinaia di ragazzi delle scuole toscane fino alla stazione di Cracovia, per toccare con mano i campi di sterminio di Birkenau e Auschwitz, ripercorrendo, anche nel viaggio, l’esperienza dei deportati toscani.

Si tratta di un’esperienza che ha coinvolto e formato migliaia di ragazzi che non può essere equiparata ad altre circostanza, proprio per salvaguardarne l’importanza e l’unicità dei fatti a cui si Tornando alla mozione in oggetto, nel corso del dibattito in aula del consiglio regionale è comunque emersa la disponibilità di arrivare ad una sintesi superando il nostro voto inizialmente contrario.

Questo per consentire comunque di attivare iniziative di commemorazione su una giornata istituita con legge nazionale (Legge 30 marzo 2004, n. 92 – “Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”).

Grazie al nostro intervento sono state apportate numerose modifiche:

- è stato sostanzialmente ridefinito un nuovo testo, nuovo anche già nel titolo, non più “Treno della memoria”, ma “In merito alle iniziative della Regione per il Giorno del Ricordo” proprio per evitare che si creassero equivoci;

- si fa riferimento al Titolo I dello Statuto della Regione Toscana laddove sono contenuti i principi generali sulla base dei quali la Regione Toscana fonda la propria azione e quindi Costituzione, l’esplicito richiamo alla Resistenza sin dall’articolo 1, i “principi di libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, rispetto della dignità personale e dei diritti umani”;

- non si fa riferimento ad un secondo “treno del ricordo”, bensì “a promuovere iniziative istituzionali tese a valorizzare il Giorno del Ricordo, compresa la verifica della possibilità di organizzare, con cadenza biennale, un viaggio studio rivolto agli studenti toscani presso la Foiba di Bassovizza, dichiarata monumento nazionale nel 1992 dal presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro”.

In merito alle giuste richieste di maggiori approfondimenti delle complesse vicende avvenute sul confine orientale e su come arrivare ad organizzare iniziative proficue ed utili di approfondimento e di studio per i giovani toscani di quanto avvenuto attorno alla vicende delle foibe, sarà poi la giunta a dover valutare quali iniziative mettere in piedi per concretizzare l’indirizzo espresso con la mozione approvata.

Sperando di aver risposto alle preoccupazioni che legittimamente ci avete posto, restiamo ulteriormente disponibili a momenti di condivisione e confronto.

Simone Bezzini

Stefano Scaramelli”

In data odierna abbiamo inviato una nostra nuova lettera di risposta con delle ulteriori considerazioni:

“Colle di Val d’Elsa, 20 giugno 2016

Ai Consiglieri regionali Bezzini e Scaramelli,

vi ringraziamo per la pronta e dettagliata risposta che ci avete inviato.

Abbiamo letto in modo approfondito e con molta attenzione la vostra risposta. Se da un lato apprezziamo la posizione inizialmente tenuta durante la seduta del Consiglio regionale, dobbiamo assolutamente rimarcare alcuni punti sui quali riteniamo sia necessario porre una certa e doverosa attenzione.

La disponibilità ad arrivare a una sintesi per evitare, come scrivete, l’omologazione tra la Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo, temiamo abbia invece avuto effetto contrario, come si evince anche dal testo della delibera nella quale appunto si può leggere: “la Regione Toscana non risulta avere un programma di iniziative anche (sottolineatura nostra) per il ricordo delle vittime e degli esuli istriani, fiumani e dalmati” subito dopo aver menzionato l’istituzione del Treno della Memoria.

Nella delibera la Giunta regionale si impegna a “promuovere iniziative istituzionali tese a valorizzare il Giorno del Ricordo” e anche in questo caso non possiamo nascondere la nostra preoccupazione: partendo da questi presupposti il tentativo di creare (più che raggiungere) una memoria nazionale comune e condivisa non cancella, anzi aumenta, i rischi di appiattimento acritico e strumentale, creando così delle trappole interpretative in cui è facile cadere.

È quindi necessario continuare a vigilare sulle iniziative che la Giunta promuoverà. In particolare vogliamo farvi porre l’attenzione sull’eventuale viaggio di studio alla Foiba di Basovizza. Questa è sì monumento nazionale, ma a questo proposito è necessario ricordare che l’affermazione secondo la quale quel luogo fu teatro di esecuzioni di massa è nettamente contestata da autorevoli studi e ricerche. Basti citare il fatto che non sono mai state estratte le 1000 o 2000 salme che si pretende vi siano state fatte precipitare. Inoltre, lo stesso sito web della Foiba di Basovizza è a cura della Lega Nazionale di Trieste, un’associazione che “vive e lavora nella difesa dell’italianità di Trieste e di tutta la Venezia Giulia” (come si può leggere dal sito web della Lega Nazionale). Le posizioni della Lega Nazionale hanno certo il loro peso nel determinare quale sia la narrazione della storia messa in campo dai soci dell’associazione per le scolaresche che visitano la Foiba di Basovizza. Notiamo, ad esempio, che il sito del monumento nazionale non spreca una sola parola per ricordare che non molto lontano da lì vennero uccise anche alcune vittime del regime fascista.

Sempre a proposito di Basovizza, c’è un’ultima osservazione, certamente non meno rilevante delle precedenti. In rete è possibile trovare foto a testimonianza di come alla Foiba di Basovizza, ogni 10 febbraio, il Giorno del Ricordo non sia altro che un alibi per nostalgici del regime fascista per poter esibire labari della Xa MAS o bandiere della Repubblica Sociale Italiana durante le commemorazioni ufficiali, e quindi alla presenza di rappresentanti della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza.

Torniamo quindi a ripetere una delle domande che abbiamo posto nella nostra prima lettera: perché non organizzare invece percorsi di visita che permettano ai giovani toscani di capire la complessità del confine orientale, comprendendo – oltre alle foibe – le politiche razziste del fascismo, l’occupazione italiana dei territori dell’Istria e della Dalmazia, la cessione di questi al Reich e l’azione di sterminio portata avanti da fascisti e nazisti durante il secondo conflitto mondiale?

Insomma, dietro al tentativo di creare una memoria nazionale condivisa si nasconde spesso e volentieri la volontà di riscrittura della storia da parte di personaggi legati ad aree culturali e politiche di ispirazione, quando non direttamente, fascista o quantomeno revisionista, riduzionista e negazionista. Un visita a un luogo “dove furono gettati numerosi italiani trucidati dai partigiani iugoslavi” non fa altro che tendere a una lettura di parte della storia che non può analizzare a fondo la complessità di vicende drammatiche e negherebbe agli studenti una seria analisi, critica e razionale, che sia propedeutica alla capacità di cogliere le varie sfaccettature del reale.

Inoltre, come abbiamo sostenuto nel nostro appello, il rischio nel ricordare gli eccidi giuliani con gli stessi strumenti e modalità della Shoah può portare nei fatti ad una equiparazione strumentale che toglie forza alla Giornata della Memoria ed all’analisi di quell’orrore: non sosteniamo che questo sia lo scopo della legge regionale, ma che questa possa essere strumentalizzata in questo senso da quelle aree che dalla disinformazione e dal revisionismo traggono forza vitale.

ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sez. Colle di Val d’Elsa”

Per ulteriori approfondimenti vi rimandiamo al dettagliato post su Giap, il blog del collettivo Wu Ming, dal titolo Chi racconta agli studenti che le #foibe sono come la Shoah? 5 domande al presidente della Toscana Enrico Rossi

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Dal 2 al 5 giugno l’ANPI Valdelsa vi aspetta per una lunga serie di incontri, presentazioni, concerti, trekking, pranzi e cene sociali. Cominciamo il 2 giugno alla Casa del Popolo di Colle di Val d’Elsa e ci spostiamo dal 3 al 5 giugno a Casa Giubileo, su Montemaggio.

Come sempre contiamo di vedervi tutti al Festival, nel frattempo leggete il programma e fatelo girare. GRAZIE!

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Riteniamo indispensabile conservare la memoria di tutti gli orrori del Novecento e fare in modo di trasmetterla anche attraverso le istituzioni preposte alla formazione e all’istruzione. Allo stesso tempo sappiamo che i rischi di appiattimento acritico e strumentale, quando si parla di storia, siano delle trappole tese in cui è facile cadere. Riteniamo un errore grave infatti la decisione unanime della Consiglio Regionale Toscano di istituire il “treno del ricordo” (un “un viaggio di studio rivolto agli studenti toscani la Foiba di Basovizza”, come si legge nella mozione approvata dal Consiglio Regionale il 22 aprile scorso), utilizzare cioè lo stesso mezzo che le scuole toscane già utilizzano per conoscere l’orrore della Shoah. Accomunare “treno della memoria” e “treno del ricordo” crea uno stesso universo di senso e collega l’Olocausto alla tragedia delle foibe e dell’esodo istrianogiuliano. Far conoscere le “foibe” significa anche contestualizzarle, un’operazione sensata farebbe conoscere agli studenti toscani tutta la storia del confine orientale, i difficili rapporti tra i Paesi, l’italianizzazione forzata dell’Istria, i campi di concentramento per slavi, la cessione al Reich del territorio ed infine la spietata reazione delle foibe.

Questo ci permetterebbe di raccontare i fatti in modo obiettivo: paragonare i due eventi è totalmente scorretto sia dal punto di vista storico che politico. Perché istituire questo treno verso Basovizza? Non vorremmo che sul terreno della pacificazione nazionale la nostra Regione fosse la prima ad istituire per delibera il giorno dell’amnesia e della rimozione. Mettere sullo stesso piano due eventi storici diversi significa far assumere all’uno la portata semantica dell’altro e questo può comportare un ridimensionamento dell’orrore dell’Olocausto nelle nuove generazioni. Mostrarlo come evento non più unico ed efferato ma ripetibile. Per queste considerazioni vogliamo rivolgere alcune domande ai consiglieri regionali che si riconoscono nei valori dell’ANPI e dell’antifascismo:

- È corretto ricordare foibe e Shoah nello stesso modo?
- Perché visitare la foiba di Bassovizza e non gli altri luoghi dell’orrore del confine orientale come la Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio sul territorio oggi italiano?
- Perché affidare gli studenti alla didattica non di storici ma di volontari dell’associazione Lega Nazionale che ha fatto del nazionalismo, e non della verità storica, una bandiera?
- Perché non organizzare invece percorsi di visita che permettano ai giovani toscani di capire la complessità del confine orientale, comprendendo – oltre alle foibe – le politiche razziste del fascismo e l’azione di sterminio di fascisti e nazisti durante il secondo conflitto mondiale?
- Siete consapevoli che la vicenda delle foibe e dell’esodo non ha numericamente e storicamente nessun legame con lo sterminio degli ebrei operato dal nazismo con la complicità del regime italiano?

ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sez. Colle di Val d’Elsa

 

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Il giornalista Alessandro Gilioli, sul suo blog Piovono rane, pubblica un sintetico ma dettagliato post per fare azione di debunking alla proposta di modifica costituzionale presentata dal Governo Renzi.  Per smontare, senza troppi giri di parole, le bugie che ogni giorno ci vengono propinate dagli organi di stampa e che aumenteranno il loro volume di fuoco dopo il lancio odierno della campagna referendaria per il Sì da parte del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

1. «Al referendum si vota per abolire il Senato».

Falso. Il Senato, seppur ridotto di poteri e per numero di senatori, continuerà a esistere, nello stesso Palazzo in cui si trova. Sembra ovvio, ma solo pochi giorni fa una tivù nazionale ha mostrato un cartello secondo il quale si sarebbe votato «per abolire il Senato». Lo stesso Renzi oggi a Firenze ha detto testualmente che «non esisteranno più i senatori», un’evidente falsità.

2. «Con la riforma si faranno le leggi più in fretta».

Falso. A parte le materie in cui il Senato mantiene funzione legislativa paritaria (“leggi bicamerali”), negli altri casi il Senato può proporre modifiche per una seconda lettura alla Camera e in molti casi la Camera, per approvare le leggi senza conformarsi al parere del Senato, deve poi riapprovarle a maggioranza assoluta dei suoi componenti (non basta quella dei presenti in aula). In tutto, sono una decina le diverse modalità possibili di approvazione di una legge. Il che porterà non solo a una serie di rimpalli, ma soprattutto a conflitti sulla tipologia a cui appartiene una proposta di legge, quindi sul suo iter.

3. «Il nuovo Senato abbatterà i costi della politica».

Parzialmente falso e di sicuro molto esagerato. I risparmi consistono nel fatto che i nuovi senatori (in quanto consiglieri regionali o sindaci) non saranno pagati per le loro funzioni senatoriali, ma avranno comunque le spese di trasferta a Roma dalle Regioni di provenienza e probabili forme di rimborso. Il personale di palazzo Madama che non resterà al Senato verrà trasferito. Si calcola ottimisticamente che il risparmio sulle spese oggi a carico di Palazzo Madama sarà di circa il 20 per cento rispetto alle spese attuali. Una riforma che avesse avuto come obiettivo il risparmio sui costi della politica avrebbe potuto dimezzare il numero complessivo dei parlamentari (315 deputati e 150 senatori, totale 450) ottenendo risparmi molto maggiori. Con questa riforma i parlamentari stipendiati restano infatti 630 (i deputati), più i rimborsi e le trasferte a Roma dei 100 senatori.

4. «Il nuovo Senato non sbilancia i contrappesi democratici».

Falso, se combinato con l’Italicum. La legge elettorale per la Camera (Italicum) assegna al partito vincente e al suo leader il controllo di 340 seggi. Data l’assenza di un’altra Camera con funzioni legislative altrettanto forti, ne consegue un accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo e del premier. Inoltre nelle elezioni in seduta comune con i senatori (ad esempio per la scelta del Presidente della Repubblica e dei membri non togati del Csm) questo meccanismo consegna al premier un potere molto maggiore. La possibilità che il Quirinale diventi un’espressione più diretta della sola maggioranza rende a sua volta maggiori i poteri del premier anche nell’elezione dei giudici della Consulta: la maggioranza di governo ne esprimerebbe direttamente 3 (tramite la Camera) e altri 5 attraverso il Presidente della Repubblica (se questi fosse espressione della sola maggioranza), più altri 2 se la maggioranza al Senato è la stessa che c’è alla Camera. Quindi su 15 giudici della Consulta un numero tra 8 e 10 (su 15) rischia di essere scelto direttamente o indirettamente dalla maggioranza di governo.

5. «Con il nuovo Senato ci sarà più stabilità».

Potenzialmente falso. La maggiore stabilità c’è se al ballottaggio per la Camera vince lo stesso partito che ha già la maggioranza al Senato, il che non è scontato. Ad esempio, se nascesse domani, il Senato previsto dalla riforma Boschi sarebbe a grande maggioranza Pd (in quanto eletto dai consigli regionali quasi tutti Pd) ma se poi al ballottaggio per la Camera vincesse il Centrodestra o il M5S si creerebbe una conflittualità perenne tra Camera e Senato.

6. «Il nuovo Senato ricalca il modello tedesco».

Falso. In Germania i membri del Bundesrat sono vincolati al mandato ricevuto dai governi dei Länder di provenienza. In altre parole, devono votare come deciso dai loro Länder e così ne rispecchiano la volontà, ne sono espressione diretta: in modo da costituire un contrappeso federale e locale al potere centrale. Secondo la riforma Boschi, invece, i senatori non hanno alcun vincolo di mandato rispetto alla regione di provenienza, quindi non ne esprimono le volontà: sono solo espressioni dello loro appartenenze politico-partitiche.

7. «Il nuovo Senato aumenta la rappresentanza locale quindi il federalismo»

Falso. Al contrario, la riforma Boschi toglie alle regioni molti margini legislativi legislativi e ne riduce autonomia (salvo le Regioni a Statuto speciale). L’ambiguità del testo e il rimando a leggi ordinarie aumenterà inoltre il contenzioso tra Stato e Regioni.

8. «La Costituzione è uguale da 70 anni, basta!».

Falso. Dal 1948 a oggi la Costituzione è già stata modificata diverse volte anche su questioni importanti: dall’istituzione delle Regioni al pareggio di bilancio, dal Titolo V sulla struttura dello Stato fino all’abolizione completa della pena di morte. Si può discutere se una modifica è o è stata un miglioramento, ma è difficile sostenere che la Costituzione italiana sia inerte e uguale a se stessa da 70 anni.

9. «Se vincono i no Renzi si dimette e sarà il caos».

Falso e ricattatorio. Non è costituzionalmente un referendum su Renzi: nessuno lo obbliga a dimettersi se vincono i no. Quello che sta facendo il premier è quindi un ricatto politico che distorce il voto su una cosa più importante di qualsiasi premier “pro tempore”, cioé la Costituzione. I premier passano, la Costituzione li trascende. In ogni caso, anche se Renzi si dimettesse, il presidente Mattarella potrebbe dare un altro incarico per terminare la legislatura, che del resto ha già avuto un altro governo con la stessa maggioranza prima che ci fosse quello di Renzi.

10. «Questo referendum è la scelta tra l’Italia che dice sì al futuro e l’Italia che sa dire solo no»

Falso. Questo referendum è solo la scelta tra chi ritiene che la riforma Boschi sia migliorativa della Carta attuale e chi ritiene che sia peggiorativa. La formuletta mediatica “Italia dei sì contro Italia dei no” è, di nuovo, svilente rispetto alla rilevanza della Costituzione, legge fondamentale del nostro vivere comune che non ha nulla a che fare con il resto della narrazione renziana, con la presunta o reale modernità del premier. Allo stesso modo, questo referendum non ingabbia chi è contrario alla riforma Boschi tra quanti ritengono immodificabile non migliorabile la Costituzione: semplicemente, chi vota no ritiene che queste modifiche non siano migliorative ma (nel loro complesso e fatto il bilancio) prevalentemente peggiorative.

Fonte: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/05/02/senato-dieci-piccoli-debunking/

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564442_1366989053326626_7637069508263952223_nDa anni ci battiamo, oltre che per la difesa dei principi della Costituzione, anche per la sua completa applicazione. Ogni iniziativa che vada in questo senso troverà sempre l’ANPI di Colle Val d’Elsa in prima fila: è ciò che i nostri iscritti si aspettano da noi, ed è ciò che ci hanno confermato, nel corso di questi ultimi tempi, con il loro sempre più attivo e partecipe sostegno

Lo scrivevamo due anni fa e adesso, data la particolare situazione politica, i continui attacchi e i tentativi di stravolgimento della nostra Costituzione, lo vogliamo ribadire. Per completezza, e massima apertura democratica, questa presa di posizione è stata condivisa durante il congresso di sezione (9 marzo) e approvata a larghissima maggioranza – una sola astensione e nessun voto contrario – dall’assemblea degli iscritti:

- La sezione ANPI di Colle di Val d’Elsa è al fianco di chi dice NO alla riforma costituzionale. La sezione colligiana si attiverà pertanto per prendere contatto con il costituendo “Comitato per il No” e parteciperà ufficialmente alla campagna referendaria insieme a tutti i cittadini, movimenti, associazioni che vorranno opporsi allo stravolgimento della nostra Costituzione. Invitiamo naturalmente tutti i nostri iscritti ad attivarsi, informarsi e informare rispetto ai temi della battaglia referendaria.

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Per maggiori informazioni: 15 motivi per dire NO secondo Gustavo Zagrebelsky 

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L’ANPI di Colle di Val d’Elsa esprime il più profondo dolore per la strage avvenuta ieri a Parigi nella sede del settimanale Charlie Hebdo.
Lontano da ogni facile e pericoloso riferimento allo scontro di civiltà, immediatamente ripreso dai politici più irresponsabili, riteniamo che si tratti, piuttosto, dello scontro tra la civiltà e la barbarie, ovunque si annidi.
Colpire persone che, per il loro mestiere, esprimono il più alto senso della libertà di espressione, e dunque della libertà in generale, significa colpire ciascuno di noi, nel proprio lavoro e nella propria vita quotidiana.
Occorre resistere alla barbarie, sostenendo ancora di più la libera informazione, la libertà di pensiero e la democrazia.

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Nel gennaio 1944, quando dalle nostre parti la guerra era ormai finita, in molti scelsero di arruolarsi nel Corpo dei Volontari della Libertà e contribuire alla liberazione del nord Italia dal nazifascismo, al fianco degli alleati e delle formazioni partigiane.

A 70 anni da quel momento, vogliamo ricordare quanti decisero di partire, rischiando o sacrificando la propria vita per portare a termine il processo di liberazione antifascista.

Vi aspettiamo il 10 gennaio al Teatro del Popolo di Colle di Val d’Elsa, per celebrare insieme il 70° aniversario della partenza dei volontari colligiani del Gruppo di Combattimento Cremona. Sarà con noi il Sindaco di Alfonsine, città liberata dai nostri concittadini, la direttrice del Museo del Senio, Vittorio Meoni, partigiano e volontario, e le ragazze e i ragazzi delle scuole colligiane.locandina_CVL

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Su Montemaggio, lo scorso giugno, qualcuno ricordò che essere cittadini vuol dire essere “responsabili in solido”. Si sta da una parte o dall’altra: le terze vie non esistono, l’indifferenza vuol dire schierarsi per lo stato di cose, ed essere complici del suo perpetuarsi.

A Kobane, in queste ore, la popolazione curda, le donne e gli uomini armati delle milizie popolari stanno resistendo, strada per strada, all’attacco genocida delle truppe dello Stato Islamico. Sono soli, stretti nella morsa del fondamentalismo, da un lato, e di un altrettanto criminale teatrino politico che si gioca sullo scacchiere internazionale: gli USA intervengono blandamente, la Turchia di Erdogan, che ufficialmente condanna l’ISIS, non vede l’ora che Kobane – avamposto di popoli liberi e autonomi: una vera minaccia per lo statu quo – venga devastata e intanto ammazza i curdi che, ad Ankara, chiedono aiuto per i loro fratelli. Salvo qualche rara eccezione, la politica europea appare una volta di più composta da una coorte di nani, incapaci di capire, interpretare, muoversi, senza il permesso del padrone; la politica italiana, se possibile, fa una figura anche peggiore, quasi nessuno escluso.

Ma la “responsabilità in solido” tocca anche noi: militanti, attivisti, cittadini. E’ nostro dovere sostenere, con ogni mezzo possibile, le donne e gli uomini che combattono per la libertà a Kobane e altrove. Primo fra tutti: informarsi, informare; diradare la cortina fumogena che è calata sul conflitto e andare oltre la versione preconfezionata.

Dimenticare Kobane significa, in qualche modo, essere complici del massacro.

Link utili:

Rete Kurdistan Italia http://www.retekurdistan.it/

YPG Media Center (twitter) https://twitter.com/DefenseUnits

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10:30
Saluti delle Autorità

11:00
Consegna della pergamene alle famiglie delle vittime

12:00
Partenza del corteo per la  deposizione delle corone al Monumento ai Caduti in Piazza Arnolfo

12:30
Inaugurazione della targa a ricordo delle vittime in via dell’Agio, luogo simbolo della strage

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Domenica 21 luglio abbiamo celebrato la Brigata Boscaglia al capanno dei partigiani nel bosco delle Carline. Presenti ANPI e Comuni della zona senese, grossetana e pisana, zone interessate dalle attività della Brigata tra il 1943 e 1944. Qui sotto trovate la prima galleria di foto. Ne arriveranno altre, nel frattempo vorremmo ringraziare i tantissimi che sono intervenuti all’evento e il centinaio di persone che si è fermato a mangiare con noi. ORA E SEMPRE RESISTENZA

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