Presentazione di La Controfigura
Vi aspettiamo sabato 23 marzo, alle 18.00, alla Biblioteca Comunale “M. Braccagni” di Colle Val d’Elsa, per la presentazione del libro La Controfigura (edizioni Alegre, collana Quinto tipo).
Sarà presente l’autore Luigi Lollini; coordinerà Dario Radi, ANPI Colle di Val d’Elsa.
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Luigi Lollini vive a Bologna, dove lavora come insegnante. Ha pubblicato racconti – firmati «Luisa Catanese» – su Carmilla on line, per Manifestolibri e Scuola sarda editrice. Collabora con il Cesp (Centro studi per la scuola pubblica) di Bologna. Ha scritto sulla poesia e sulla figura intellettuale di Franco Fortini per Quodlibet e Manifestolibri, e per le riviste L’Ospite ingrato, Altreragioni, Lingua e stile, Trasparenze.
Rózsa. È il cognome di Eduardo, non ancora trentenne dirigente del Partito socialista operaio magiaro, o meglio, della sua organizzazione giovanile. È l’anno 1988, l’Europa è alla vigilia di sconvolgimenti epocali, ma pochi guardano l’orizzonte e capiscono. Eduardo forse è tra questi. Lo incontriamo a Bologna, dove si celebra in pompa magna il IX centenario dell’università. Rappresenta l’Ungheria a un meeting di giovani di mezzo mondo.
Padre magiaro e madre boliviana, Eduardo Rózsa Flores non è il tipico burocrate d’oltrecortina: spigliato poliglotta, anticonformista, recita poesie e canta a piena voce, ammalia gli interlocutori, li attira, li trascina con sé nel suo slancio vitale, nel fervore per questi tempi che stanno per cambiare. La caduta del Muro di Berlino è vicina, la fine dell’Urss dietro l’angolo. Che farà questo giovane comunista, nell’epoca che viene?
Alberto, studente dell’Alma Mater e alter ego dell’autore, trascorre con Rózsa una serata fatidica, che ricorderà per tutta la vita. «Take me / to the magic of the moment on a glory night», dirà la canzone che accompagnerà la svolta.
Pochi mesi dopo, Alberto incontra di nuovo Eduardo, stavolta a Budapest, durante una vacanza con l’Interrail. Cena a casa sua, conosce i suoi genitori. Poi gli anni e la distanza macinano i giorni: qualche telefonata, un pugno di cartoline, un rapido incrocio a Venezia che ha vaghi contorni di mito… I due non si vedranno mai più.
Nel 2009 la notizia appresa per caso: Eduardo Rózsa Flores è stato ucciso a Santa Cruz, in Bolivia. Un cerchio che si chiude male: nato in Bolivia, è morto in Bolivia come l’amato Che Guevara, ma – a quanto sembra – dall’altra parte della barricata: eliminato da forze speciali del governo socialista bolivariano. Era coinvolto, si vocifera, in un complotto di destra per attentare alla vita del presidente Evo Morales. È vero? E se è vero, com’è stato possibile?
Cos’era diventato il brillante Eduardo nei vent’anni da Bologna a Santa Cruz? La domanda si dilata e pulsa nella testa di Alberto, nel frattempo divenuto insegnante, marito, padre.
Bisogna provare a rispondere, bisogna cercare.
Eduardo: comunista anticomunista, patriota magiaro che per «solidarietà internazionalista tra nazionalisti» combatte a fianco dei croati in Jugoslavia.
Eduardo: convertito all’Islam durante una missione in Bosnia, «nemico dell’imperialismo», amico di «Carlos lo Sciacallo», e chi più ne ha più ne mette, ma più ne mette e più aumenta la confusione.
Eduardo: un rompicapo, letteralmente. Per Alberto, un aneurisma della memoria, con rischio di rottura vascolare.
La Controfigura è un regolamento di conti con una persona che ha tradito, e al tempo stesso il tentativo di capire chi e cosa sia stato tradito. Perché una cosa è certa, compagno: «a qualcuno devi chiedere scusa.
Devi chiedere scusa anche a me».
Eduardo sapeva manipolare il passato. Il busto di Stalin, che teneva in camera da letto, l’aveva trasferito nel giardino della nuova casa. Ci aveva scritto sotto: “Vomitate qui”. E quando c’era una festa, gli invitati sbronzi potevano vomitare in faccia a Stalin.