Il superiore senso dello Stato di Almirante – lettera aperta al Presidente della Repubblica
Signor Presidente,
negli ultimi tempi la nostra associazione è stata impegnata in numerose iniziative. Commemoriamo quest’anno il 70° anniversario dell’eccidio fascista di Montemaggio, in provincia di Siena, e la liberazione della nostra città, Colle Val d’Elsa. Appena qualche giorno fa, nel corso di una bella iniziativa, abbiamo tributato un doveroso riconoscimento ai partigiani colligiani che hanno combattuto in Italia e all’estero. E’ per questo che scriviamo in ritardo su una questione che è rimbalzata sui media nei giorni scorsi.
Abbiamo appreso infatti delle parole di encomio da Lei rivolte a Giorgio Almirante, in occasione di un’iniziativa organizzata in suo onore. Nel messaggio Lei definiva Giorgio Almirante “espressione di una generazione di leader che hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un superiore senso dello Stato”.
Ci domandiamo, tuttavia, quando questo “superiore senso dello Stato”, di cui Lei parla, si sia palesato.
Forse nel 1938, quando firmò il Manifesto della Razza e divenne collaboratore dell’infame rivista “La difesa della Razza”? O allo scoccare dell’8 settembre, quando scelse di schierarsi con la Repubblica sociale? O quando forse ne divenne capo di gabinetto al Ministero della Cultura Popolare? O ancora quando, da tenente di brigata nera, coordinò azioni antipartigiane in Piemonte e in Toscana? Magari proprio il 17 maggio 1944, data in cui nel grossetano fu pubblicato un manifesto a sua firma che diceva:
“Alle ore 24 del 25 Maggio scade il termine stabilito per la presentazione ai posti militari e di Polizia Italiani e Tedeschi, degli sbandati ed appartenenti a bande. [...] Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena. Vi preghiamo curare immediatamente affinché testo venga affisso in tutti i Comuni vostra Provincia.”
O forse si riferiva agli anni del dopoguerra. Diverse, anche in questo caso le testimonianze del suo “superiore senso dello Stato”: c’è, per esempio, l’Almirante in posa sorridente con i bastonatori fascisti all’università La Sapienza; l’Almirante fiancheggiatore di esponenti del terrorismo nero; l’Almirante sostenitore delle dittature neofasciste in Europa e in America latina; l’Almirante che incitava i giovani neofascisti “allo scontro frontale con i comunisti” e alla guerra civile perché tutti i mezzi “sono giustificati per combattere i comunisti”. Ci fermiamo qui, l’elenco sarebbe lungo.
Quest’anno, come Le dicevamo all’inizio della lettera, ricordiamo e commemoriamo molte cose. Il 20 luglio saremo sulle montagne delle Carline, per celebrare i partigiani della XXIII Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia” che operò anche nelle zone in cui il manifesto firmato da Almirante fu affisso. Forse, nell’occasione, ci soffermeremo anche a riflettere sulle parole di encomio che il Presidente della Repubblica nata dalla Resistenza ha rivolto ad un collaborazionista del regime nazifascista (“un servo dei nazisti”, come sentenziò con perfetta sintesi l’Unità quarant’anni fa, quando il manifesto venne ritrovato) ed espressione, nel dopoguerra, delle peggiori pulsioni neofasciste. Al momento, a dire il vero, prevalgono vergogna e preoccupazione.
Direttivo ANPI
sez. Colle di Val d’Elsa