Abbiamo letto prima con stupore, poi con sconcerto e con rabbia e infine con indignazione le parole pronunciate dal Presidente dell’ANPI a proposito della morte del criminale Erich Priebke: “Rispettiamo la persona di fronte alla morte”.
Diciamo subito che noi non possiamo sentirci rappresentati da parole come “rispetto” e “persona”, quando si riferiscono ad un criminale assassino. Per noi è evidente che come non ci poteva essere nessun rispetto in vita, non può essercene nemmeno in punto di morte per qualcuno che ci rifiutiamo di definire “persona”, come si merita chi ha fino in fondo ritenuto che i non appartenenti alla “razza ariana” erano untermenschen. Visto che a Smuraglia piace la sintesi, gli bastava citare il titolo del film di Fritz Lang “Anche i boia muoiono”, dedicato all’attentato con cui partigiani cecoslovacchi nel 1942 giustiziarono il “boia di Praga” Reinhard Heydrich, la vera mente della “soluzione finale”.
Sappiamo che esiste una verità storica e una verità giudiziaria che spesso non coincidono. Per Priebke essa ha coinciso troppo tardi, e quindi possiamo (a malincuore) anche concordare che sia assurda una giustizia che arriva dopo 54 anni e che può andare anche bene che non si tenga in galera un ergastolano a 85 anni e lo si mandi agli arresti domiciliari: fine. Quello che è inconcepibile – e che Smuraglia doveva sottolineare – è che a questo criminale fosse stato dato il permesso (a 93 anni!) per “lavorare” fuori casa, che abbia potuto girare tranquillamente per Roma con guardie del corpo (pagate da chi?), che si tengano militari (!), poliziotti, carabinieri (purtroppo pagati sappiamo da chi) a presidiare in queste ore il suo appartamento, come avvenne anche a luglio, quando essi si scontrarono con il gruppo di manifestanti della comunità ebraica che protestavano contro chi voleva fare una festa per i 100 anni del boia delle Fosse Ardeatine.
Nella nostra Associazione ci possono essere posizioni e sensibilità diverse, che pure vanno tenute insieme, ma ci sono alcuni punti irrinunciabili: noi conosciamo bene coloro che si batterono dalla parte giusta, per la libertà, la giustizia, la pace, la democrazia, la solidarietà, spesso sacrificando la loro vita, ma conosciamo anche coloro che combatterono dalla parte del fascismo e del nazismo, che facevano della violenza, della sopraffazione, della guerra, del razzismo la loro ideologia, coloro che volevano un “Nuovo ordine” europeo e mondiale fondato sulla superiorità di nazioni e di popoli su altre nazioni e altri popoli da ridurre in schiavitù.
Ecco perché noi non possiamo rispettare la persona del boia Priebke nemmeno da morto, perché abbiamo sempre saputo da che parte egli stava: ci auguriamo che se lo ricordi anche il Presidente dell’ANPI.
Il Consiglio Direttivo della Sezione ANPI di Colle di Val d’Elsa
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