— ANPI Colle Val d'Elsa

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agosto 2013 Monthly archive

Siria_02

Rubiamo le parole a Gino Strada, per rendere esplicita la nostra radicale contrarietà ad ogni tipo di intervento armato in Siria. Nonostante il disaccordo e le critiche di Cina, Russia, dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe (che comrpende, tra le altre nazioni, Bolivia, Ecuador, Venezuela, Cuba, Nicaragua) e, soprattutto, nonostante il voto contrario del Parlamento inglese, la guerra alla Siria sembra ormai alle porte. In questo senso vanno le dichiarazioni del presidente statunitense Obama e di quello francese Hollande, qui riuniti in un inedito asse strategico. Non sappiamo ancora quel che farà l’Italia: se dirà no, e se il suo no sarà sostanziale; oppure se aspetterà un’eventuale più estesa copertura a livello sovranazioanle. Ad ogni modo, la nostra opposizione alla guerra è totale.

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 «Questo dunque è il problema che vi presentiamo, netto, terribile e inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l’umanità dovrà rinunciare alla guerra?»
Lo scrivevano Bertrand Russell e Albert Einstein nel 1955.

Sono passati quasi sessant’anni, ma l’umanità non ha ancora rinunciato alla guerra. Anzi, ancora una volta, viene presentata come l’unica opzione possibile per mettere fine a un conflitto.
Non lo è. L’abbiamo visto con i nostri occhi in Iraq, in Afghanistan, in Libia: le guerre “per la pace” hanno solo alimentato altra violenza e in questi Paesi i civili continuano a morire, ogni giorno.

Ai morti già causati dalla guerra in Siria se ne aggiungeranno altri, perché scegliere le armi oggi significa decidere sempre, consapevolmente, di colpire la popolazione civile: nei conflitti contemporanei il 90% delle vittime sono sempre bambini, donne e uomini inermi.
Centinaia di migliaia di persone hanno già abbandonato la Siria per cercare rifugio nei Paesi vicini. Li abbiamo incontrati anche in Sicilia, dove i nostri medici stanno garantendo le prime cure ai profughi che stanno sbarcando sulle coste di Siracusa.

In tutti questi anni abbiamo visto che la guerra è sempre l’opzione più disumana, e inutile.
Chiediamo che l’Italia rifiuti l’intervento armato e si impegni invece per chiedere alla comunità degli Stati l’immediato intervento diplomatico, l’unica soluzione ammissibile secondo il diritto internazionale, l’unica in grado di costruire un processo di pace che abbia come primo obiettivo la tutela della popolazione siriana, già vittima della guerra civile.

L’umanità può ancora decidere di rinunciare alla guerra: difendere e praticare i diritti umani fondamentali è l’unico modo per costruire le basi per una convivenza pacifica tra i popoli.

Gino strada

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Abbiamo cominciato a girare Memorias cinque anni fa, in occasione della celebrazione degli ultimi reduci delle Brigate Internazionali a Barcellona. La storia che volevamo raccontare era quella di tre antifascisti colligiani che, in tempi e modi diversi, avevano partecipato alla guerra civile spagnola: Leo Franci, Orazio Marchi e Giordano Bruno Giachi. Oggi siamo più vicini all’arrivo; ma, tutto sommato, non così vicini. Manca ancora l’ultimo miglio, quel che resta da percorrere affinché queste tre brevi biografie riescano ad emergere nel mezzo di un flusso che, col tempo, è cresciuto oltre misura, ha preso direzioni impreviste e invaso territori molto diversi da quelli di partenza. In effetti, il titolo già prevedeva tutto: memorias, al plurale, come somma delle tre memorie individuali e di quella, anche più problematica e meno tangibile, storica collettiva; mai, come in questo caso, tanto conflittuale, spezzata, misconosciuta. La Spagna, oggi, vive in una specie di equivoco politico-temporale: non a caso si dice che la transizione dal franchismo alla democrazia sia stata fatta sacrificando il tema della memoria storica: non è propriamente un dettaglio, per una nazione che convive con la presenza di circa duemila fosse comuni di militanti antifascisti e con le centinaia di tonnellate di marmo e ferro che compongono il Valle de los Caidos, mausoleo del dittatore Francisco Franco e del capo della Falange Spagnola José Antonio Primo de Rivera.

Tutta questa roba, insomma, è ancora sul tavolo; noi stiamo solamente provando a dargli forma organica. Cinque anni di elaborazione, per quanto discontinua, vogliono dire parecchio materiale: decine di ore di interviste e di girato in esterni; materiale raccolto in archivio in Spagna, in Italia, negli istituti storici, nei centri di documentazione, nei circoli ricreativi e anche semplicemente per la strada.
In tutto questo tempo, siamo riusciti a dare qualche piccolo segno di vita: così sono nate le sessioni di Fragmentos, tappe di avvicinamento a Memorias in cui si mischiavano, in ardimentosi esperimenti live,  immagini, suoni e associazioni tematiche. Fragmentos, se non sbaglio, è andato in scena tre volte; non ce ne sarà una quarta fin quando anche Memorias non sarà uscito. Conviene combattere, come si dice, su di un fronte solo. A battaglia finita, magari torneremo a festeggiare dal vivo.

Girare Memorias ha voluto dire entrare in contatto con qualche decina di persone: le maggior parte di grande sensibilità, molti di grande valore morale, come i familiari delle vittime del franchismo e, soprattutto, i reduci delle Brigate Internazionali, primi a scontrarsi contro il fascismo internazionale e a segnare, con il loro esempio, un precedente storico di inaudito coraggio.
(Poi c’è stato anche qualche incontro abietto -  i fascisti lo sono sempre – ma ne parleremo in  altri momenti, sempre che ne valga la pena)

Per quanto riguarda lo stato dell’arte, siamo a questo: un’ultima intervista, forse due, e potremmo finire riprese e montaggio; stiamo scrivendo la traccia per la voce narrante e scaldando la strumentazione per la colonna sonora. Inauguriamo il diario di bordo anche perché vi vorremmo aggiornare periodicamente sullo sviluppo dei lavori. Se tutto va bene, i mesi dell’anno che restano da  scontare potrebbero portare positive sorprese.
E intanto questo era il numero zero.
Alla prossima.

 F.

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[colonna sonora]
Ernst Busch – “‪Die Thälmann Kolonne”/Inno della Brigata Thälmann ‬

 

Die Heimat ist weit, doch wir sind bereit.
Wir kämpfen und siegen, für dich: Freiheit!

La patria è lontana, però noi siamo pronti lo stesso
Noi lottiamo e vinciamo. Per te: Libertà!

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costituzione_interna-nuova

Segnaliamo e inoltriamo volentieri l’importante iniziativa del giornale “Il fatto quotidiano”. L’appello contro il ddl di riforma costituzionale pubblicato alla fine di luglio segna un’importante presa di posizione nel rispetto della nostra Carta Costituzionale e in difesa della nostra democrazia. L’appello è stato firmato da importanti figure della cultura e della politica (tra cui il Presidente Nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia) del nostro Paese le quali invitano la maggioranza attuale del Governo di “larghe intese” a escludere dalle materie di competenza del Comitato per le riforme costituzionali la riforma del sistema elettorale in senso presidenziale, ignorando così il risultato del referendum del 2006 che aveva bocciato la proposta del “premierato unico”.

Seguendo questo link potete leggere l’appello, i primi firmatari e partecipare alla petizione di change.org per dire NO alla riforma in senso presidenziale del nostro sistema elettorale

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