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214159946_6567426193282860_9112586016312205911_nCon Angelo del Boca, storico, giornalista, partigiano, perdiamo un eccezionale studioso e una figura esemplare: è stato il primo a demolire l’immagine comoda e propagandistica degli “Italiani brava gente”. Nei suoi lavori è riuscito a portare in luce, con rigore e metodo, il peso delle responsabilità e delle efferatezze italiane nelle guerre coloniali del periodo liberale e fascista, demolendo le ricostruzioni auto-assolutorie di tanta pessima storiografia (spesso derivata da pessimo giornalismo) di “casa nostra”, da Montanelli in giù.

Rimangono i suoi libri, che vi raccomandiamo di leggere: un antidoto formidabile alle semplificazioni e alle distorsioni della storia.

Il mito degli “italiani brava gente”, che ha coperto tante infamie, e anche queste che esporremo, appare in realtà, all’esame dei fatti, un artificio fragile, ipocrita. Non ha alcun diritto di cittadinanza, alcun fondamento storico. Esso è stato arbitrariamente e furbescamente usato per oltre un secolo e ancor oggi ha i suoi cultori, ma la verità è che gli italiani, in talune circostanze, si sono comportati nella maniera più brutale, esattamente come altri popoli in analoghe situazioni. Perciò non hanno diritto ad alcuna clemenza, tantomeno all’autoassoluzione

Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?

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Apprendiamo con dolore della morte di Vasco Brocchi, colligiano, socio onorario della nostra sezione.

Soldato dell’esercito italiano nella campagna dei Balcani, dopo l’8 settembre Vasco si unì, col proprio battaglione, alle forze partigiane in Jugoslavia per combattere contro i nazisti fino alla Liberazione.

Ciao Vasco, grazie. Che la terra ti sia lieve.

Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri
Don Lorenzo Milani

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Il Coordinamento delle Sezioni ANPI della Valdelsa apprende con preoccupazione le recenti notizie di cronaca riguardanti l’operazione coordinata dalla DDA di Firenze sull’estremismo di destra nelle province di Siena e Firenze e segue con attenzione l’evolversi della vicenda. È innegabile affermare che, se fossero confermati i primi rilievi investigativi, saremmo di fronte a una situazione che definire gravissima sarebbe un eufemismo. Allo stesso tempo, sono varie le riflessioni che sorgono leggendo i vari resoconti resi noti agli organi di stampa. Per esempio, ci chiediamo come sia possibile che vengano definiti “insospettabili” individui che non nascondono affatto le proprie idee quantomeno nostalgiche nei confronti del regime nazifascista e che il tutto venga ridotto alla passione del collezionismo, alla goliardia (come spesso si sente dire), a una non meglio definita “stranezza” o persino al grottesco e che queste persone possano detenere armi regolarmente registrate. È grave, inoltre, che tra i capi d’accusa il reato di apologia del fascismo non venga mai menzionato. Infine, troviamo curioso il dispiegamento di forze e la visibilità concessa a questa operazione ma non ricordiamo che vergognose parate, comizi o semplici banchetti informativi per le vie delle nostre città, davanti a supermercati o nei parchi pubblici (autorizzati con preoccupante leggerezza dagli organi competenti quando sono chiare le motivazioni dietro a partiti o “associazioni culturali” che non hanno mai nascosto idee legate all’ideologia fascista, al suprematismo e al razzismo) abbiano ricevuto la dovuta attenzione dalle Istituzioni. Tutto ciò non può e non deve rientrare nella normalità, come purtroppo vorrebbe fare una comunicazione politica che oramai da tempo è caratterizzata da un tracollo valoriale e morale. Ci auguriamo quindi che tutti i singoli cittadini di buona volontà, le forze politiche e le Istituzioni comprendano la gravità del momento e che sia possibile reagire a questo cancro della nostra società con forza e fermezza. Mai quanto in questo momento storico è necessario creare una unitaria risposta antifascista ed essere non solo vigili e a guardia dei nostri ideali (sappiamo bene chi sono i nostri nemici) ma una forza propositiva e sostenere con decisione, pertanto, i valori della nostra Resistenza e della nostra Costituzione.

Coordinamento delle Sezioni ANPI della Valdelsa

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Vi aspettiamo sabato 23 marzo, alle 18.00, alla Biblioteca Comunale “M. Braccagni” di Colle Val d’Elsa, per la presentazione del libro La Controfigura (edizioni Alegre, collana Quinto tipo).

Sarà presente l’autore Luigi Lollini; coordinerà Dario Radi, ANPI Colle di Val d’Elsa.

https://it-it.facebook.com/events/2097644000283165/

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Luigi Lollini vive a Bologna, dove lavora come insegnante. Ha pubblicato racconti – firmati «Luisa Catanese» – su Carmilla on line, per Manifestolibri e Scuola sarda editrice. Collabora con il Cesp (Centro studi per la scuola pubblica) di Bologna. Ha scritto sulla poesia e sulla figura intellettuale di Franco Fortini per Quodlibet e Manifestolibri, e per le riviste L’Ospite ingrato, Altreragioni, Lingua e stile, Trasparenze.

Rózsa. È il cognome di Eduardo, non ancora trentenne dirigente del Partito socialista operaio magiaro, o meglio, della sua organizzazione giovanile. È l’anno 1988, l’Europa è alla vigilia di sconvolgimenti epocali, ma pochi guardano l’orizzonte e capiscono. Eduardo forse è tra questi. Lo incontriamo a Bologna, dove si celebra in pompa magna il IX centenario dell’università. Rappresenta l’Ungheria a un meeting di giovani di mezzo mondo.
Padre magiaro e madre boliviana, Eduardo Rózsa Flores non è il tipico burocrate d’oltrecortina: spigliato poliglotta, anticonformista, recita poesie e canta a piena voce, ammalia gli interlocutori, li attira, li trascina con sé nel suo slancio vitale, nel fervore per questi tempi che stanno per cambiare. La caduta del Muro di Berlino è vicina, la fine dell’Urss dietro l’angolo. Che farà questo giovane comunista, nell’epoca che viene?
Alberto, studente dell’Alma Mater e alter ego dell’autore, trascorre con Rózsa una serata fatidica, che ricorderà per tutta la vita. «Take me / to the magic of the moment on a glory night», dirà la canzone che accompagnerà la svolta.
Pochi mesi dopo, Alberto incontra di nuovo Eduardo, stavolta a Budapest, durante una vacanza con l’Interrail. Cena a casa sua, conosce i suoi genitori. Poi gli anni e la distanza macinano i giorni: qualche telefonata, un pugno di cartoline, un rapido incrocio a Venezia che ha vaghi contorni di mito… I due non si vedranno mai più.
Nel 2009 la notizia appresa per caso: Eduardo Rózsa Flores è stato ucciso a Santa Cruz, in Bolivia. Un cerchio che si chiude male: nato in Bolivia, è morto in Bolivia come l’amato Che Guevara, ma – a quanto sembra – dall’altra parte della barricata: eliminato da forze speciali del governo socialista bolivariano. Era coinvolto, si vocifera, in un complotto di destra per attentare alla vita del presidente Evo Morales. È vero? E se è vero, com’è stato possibile?
Cos’era diventato il brillante Eduardo nei vent’anni da Bologna a Santa Cruz? La domanda si dilata e pulsa nella testa di Alberto, nel frattempo divenuto insegnante, marito, padre.
Bisogna provare a rispondere, bisogna cercare.
Eduardo: comunista anticomunista, patriota magiaro che per «solidarietà internazionalista tra nazionalisti» combatte a fianco dei croati in Jugoslavia.
Eduardo: convertito all’Islam durante una missione in Bosnia, «nemico dell’imperialismo», amico di «Carlos lo Sciacallo», e chi più ne ha più ne mette, ma più ne mette e più aumenta la confusione.
Eduardo: un rompicapo, letteralmente. Per Alberto, un aneurisma della memoria, con rischio di rottura vascolare.
La Controfigura è un regolamento di conti con una persona che ha tradito, e al tempo stesso il tentativo di capire chi e cosa sia stato tradito. Perché una cosa è certa, compagno: «a qualcuno devi chiedere scusa.
Devi chiedere scusa anche a me».

Eduardo sapeva manipolare il passato. Il busto di Stalin, che teneva in camera da letto, l’aveva trasferito nel giardino della nuova casa. Ci aveva scritto sotto: “Vomitate qui”. E quando c’era una festa, gli invitati sbronzi potevano vomitare in faccia a Stalin.

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Vi aspettiamo venerdì 14 dicembre, alle 21.30, alla Biblioteca Comunale “M. Braccagni” di Colle Val d’Elsa, per la presentazione del libro Europa identitaria (ed. manifestolibri) .

Ne parleremo con l’autore Andrea Palladino; coordinerà Dario Radi, ANPI Colle di Val d’Elsa.

 https://it-it.facebook.com/events/2298036220271774/

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Partendo dalla storia della nave C Star, affittata per bloccare i salvataggi in mare dei migranti organizzati dalle ONG, il libro indaga lo sviluppo in Europa di una rete neonazista e neofascista che sta crescendo da almeno dieci anni. Case editrici, think tank, organizzazioni capillari, società di comunicazione, centri di studio: il network identitario europeo è una struttura potente, in grado di alimentare di contenuti e strategie gruppi organizzati, canali sociali e perfino politiche istituzionali.

https://www.facebook.com/europaidentitaria.book  

Andrea Palladino, giornalista e documentarista, ha vissuto a lungo in America Latina, occupandosi di diritti umani, comunicazione e cultura popolare. Ha realizzato inchieste sulle ecomafie e sulla criminalità organizzata per diverse testate italiane (“il Fatto quotidiano”, “l’Espresso”, “il manifesto”, “Famiglia cristiana”, “l’Unità”) ed europee (“Le Monde” e Stern.de).
È autore di libri d’inchiesta: Evelina e Marcellino (con altri autori, Sensibili alle foglie 1995), racconto sulla vita dei bambini di strada brasiliani ; Bandiera nera. Le navi dei veleni (manifestolibri 2010); Die Müllmafia: Das kriminelle Netzwerk in Europa (con S. Mattioli, Herbig 2011), inchiesta sull’intreccio tra le mafie italiane e le organizzazioni criminali europee per la gestione delle scorie industriali e Trafficanti. Sulle piste di veleni, armi, rifiuti (Laterza, 2012).
Ha vinto il primo premio per il giornalismo d’inchiesta “Gruppo dello zuccherificio”, edizione 2013, insieme a Luciano Scalettari, per l’inchiesta “L’ultimo viaggio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in Somalia e quell’ombra di Gladio”, pubblicata su “Il Fatto quotidiano”.

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img-20180601-wa0002Vi aspettiamo anche quest’anno al Montemaggio Festival Resistente, organizzato dalle sezioni ANPI della Valdelsa, che si terrà a Casa Giubileo (Montemaggio, Monteriggioni) i giorni 8, 9 e 10 giugno.
Molti gli eventi che segneranno questa quinta edizione: incontri, presentazioni, trekking, concerti che avranno come denominatore comune l’attualizzazione della Resistenza e della Memoria.
Qui sotto trovate il programma, in allegato la locandina.
Ci vediamo a Montemaggio!

ANPI Colle di Val d’Elsa

>>>Venerdì 8 giugno 2018

h 17.30
108 metri – The new working class hero.
Presentazione del libro e incontro con l’autore Alberto Prunetti

h 19.00
Vivo per questo.
Presentazione del libro con l’autore Amir Issaa + concerto ZATARRA feat. Amir Issaa

h 20
Cena sociale

h 21.30
Concerto
URSS – Ukulele Russian Strings Situation

>>>Sabato 9 giugno 2018

h 16
Ada Colau – La Città in comune.
Presentazione del libro e incontro con l’autore Steven Forti

h 17.30
Resistenze in cammino. Trekking con WuMing2 (letture partigiane) e Chibumba (incursioni musicali)

h 20
Cena sociale

h 21.30
Concerto
“Schegge di Shrapnel”
Wu Ming Contingent

>>>Domenica 10 giugno 2018

h 10
Da Montemaggio alla Costituzione. Con Guido Lisi (partigiano), Toni Alfano (disegnatore), Filomena Milazzo (Istituto Storico della Resistenza Senese)
Premiazione del concorso per le scuole

h 14.30
Canzoni di Parte
Sergio Trotta

h 16
Usi e abusi della Memoria.
Incontro con Lavoro Culturale, Luca Casarotti (ANPI Pavia Circolo Onorina Pesce Brambilla), Viola Santi (Université Lumière Lyon 2 / Istituto per la Storia e le Memorie del ’900)

h 17.30
La gente. Viaggio nell’Italia del risentimento
Presentazione del libro e incontro con l’autore Leonardo Bianchi

h 19
Concerto
Musicanti Di Bacco

h 20
Cena Sociale

h 21.30
Jam partigiana. Musica, parole e canti a chiusura del festival

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Oggi, 28 marzo 2018, ricorre il settantaquattresimo anniversario dell’Eccidio di Montemaggio. Alle ore 11.00, verrà deposta la corona alla Cappella Partigiani del Cimitero Colle Val d’Elsa alla presenza dei gonfaloni e dei rappresentanti istituzionali degli Enti. Ricorderemo Angiolo Bartalini, Piero Bartalini, Emilio Berrettini, Enzo Busini, Giovanni Cappelletti, Virgilio Ciuffi, Franco Corsinovi, Dino Furiesi, Giovanni Galli, Aladino Giannini, Ezio Grassini, Elio Lapini, Livio Levanti, Livio Livini, Folco Martinucci,  Emilio Nencini, Orvino Orlandini, Luigi Vannetti, Onelio Volpini, e rivolgeremo un pensiero a Walter Bianchi e  Vittorio Meoni.

Sul sito de Il lavoro culturale è stato pubblicato poche ore fa un importante articolo contenente l’analisi di un caso relativo alla voce di Wikipedia dedicata all’eccidio stesso. Lo trovate a questo link, vi invitiamo a leggerlo

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ANPI Colle Val d’Elsa esprime la sua assoluta contrarietà alla sospensione, comunicata dall’ANPI nazionale, della manifestazione antifascista prevista a Macerata per il 10 febbraio.  Per questo condividiamo, e invitiamo a condividere, il comunicato dell’ANPI Provinciale di Siena.

“Anpi Siena ha sempre convintamente perseguito una prassi di cooperazione con le Istituzioni dello Stato con l’obiettivo di difendere la legalità costituzionale che non prevede la ricostituzione del partito fascista, sotto qualsiasi forma.

Nella presente e convulsa fase pre-elettorale, tale linea è fortemente scossa dalla facilità con cui le liste dichiaratamente neo-fasciste sono state ammesse su tutto il territorio nazionale alla competizione elettorale dagli organi giurisdizionali chiamati ad applicare la legge, pur in presenza di numerosi segnali di recrudescenza del neofascismo nelle sue forme consuete della violenza, dell’odio e della tracotanza. Quello che è accaduto a Macerata – in cui un tragico fatto di cronaca viene evocato a pretesto per una reazione razzista di chiara marca neofascista – aggiunge ulteriori motivi di preoccupazione: la decisione di Anpi, che ha fatto seguito a quella di altri soggetti istituzionali dell’antifascismo nazionale, quali Arci, CGIL e Libera, di aderire all’invito a sospendere la preannunciata marcia antifascista, ci trova contrari.

A nessuno sfugge quanto il clima di conflitto vissuto localmente possa aver influito in una decisione prudente; ma occorre ribadire che non si possono vietare contemporaneamente manifestazioni neo-fasciste e manifestazioni antifasciste: nessun parallelismo può e deve essere tollerato tra il richiamo ai valori della Resistenza e della Costituzione, che stanno alla base della dignità nazionale e ciò che, nell’ottantesima ricorrenza delle leggi razziali, torna a infangare il processo di riscatto democratico del nostro paese.

La decisione di organizzare altrove ed in altra data, la manifestazione antifascista, assunta dalle organizzazioni nazionali, adesso, lascia nelle mani delle autorità dello Stato il potere di impedire, con ogni mezzo, la realizzazione di manifestazioni illegali da parte dei gruppi neofascisti e neonazisti; affida a quelle stesse sedi istituzionali anche l’obbligo di tutelare, invece, l’innegabile e non conculcabile diritto a manifestare di chiunque contro lo scempio dei conati neofascisti.
Ogni atto, ogni decisione di pubblica sicurezza e dell’autorità prefettizia, che potrà consistere o essere letta come equiparazione di valori contrapposti, dovrà essere posta in carico alle autorità locali e insieme al Ministro degli Interni ed al Governo della Repubblica; ogni concessione alla tracotanza dei neofascisti sarà un oggettivo contributo al deterioramento della fiducia nella volontà istituzionale di perseguire le finalità costituzionali di libertà, eguaglianza, democrazia.

La credibilità delle istituzioni non è un bene illimitato: Anpi Siena chiede che se ne tenga conto, auspica che la presenza dello Stato a difesa dei valori della democrazia – che non contemplano il diritto di fascisti e dei razzisti a sfilare – non si concretizzi come altre volte con manganellate inferte indiscriminatamente.
La violenza simbolica del tricolore usato come “copertura” dal fascio-leghista di macerata, e lasciata sulle sue spalle, deve far orrore a chi ha giurato di servire quello stesso Stato che la assume come bandiera, e deve motivare una reazione che non sia l’ingiustificata e infondata “terzietà” dello Stato tra fascismo e antifascismo.

Lo Stato Costituzionale è antifascista o non è legittimo.”

Potete trovare il post a questo link

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